A casa nostra o a casa loro. Ecco dove va a finire l’aiuto italiano
E’ di pochi giorni fa la notizia che la “Commissione Bilancio della Camera ha dato via libera a 40 milioni in più per la Cooperazione italiana nel 2017″. Sono queste le parole con cui Mario Giro, Vice Ministro degli Esteri del Governo italiano, annuncia con grande soddisfazione il passo in avanti fatto in questi ultimi giorni. Nel 2015 il premier Matteo Renzi ha dichiarato che entro il 2017 l’Italia sarebbe diventato il quarto paese donatore del G7. Per raggiungere questo obiettivo però dovrebbe raggiungere almeno lo 0,28% di APS rispetto al proprio reddito nazionale lordo entro l’anno prossimo, aumentando di ben 7 punti percentuali i propri fondi. Guardando le previsioni del disegno di legge di bilancio per il 2017, attualmente in discussione alle Camere, questo impegno sembra poter essere raggiunto. Ma cosa c’è dietro questo aumento consistente di risorse? Queste ed altre risposte sono contenute nel nuova seconda edizione del dossier “Cooperazione Italia” realizzato da Openpolis in collaborazione con Oxfam Italia.
Lo studio rivela che effettivamente nel nostro paese crescono gli stanziamenti in aiuto pubblico allo sviluppo, ma una parte sempre più consistente resta in Italia, per far fronte alla gestione e all’accoglienza dei migranti. Un quadro causato in gran parte dall’indifferenza dell’Europa nella gestione della crisi migratoria, che di fatto sottrae ai singoli paesi, in prima linea come l’Italia, sempre più risorse alla loro vera destinazione: la lotta alla povertà nei paesi di origine dei flussi. Se infatti nel 2010 il nostro paese impegnava per i rifugiati lo 0,10% di tutto l’aiuto pubblico allo sviluppo, sia bilaterale che multilaterale, questa quota è salita nel 2015 al 25,55%. Una vera e propria esplosione, che negli stanziamenti previsti nel disegno di legge di bilancio 2017 sembra crescere fino ad oltre il 40% dell’ammontare complessivo delle risorse.
Nel 2015 l’Italia ha destinato 3 miliardi e 954 milioni in APS, ma nella ripartizione del budget totale tra canale multilaterale (ossia quello affidato a Ue e Onu) e quello bilaterale (affidato ai singoli paesi in via di sviluppo) è il primo ad assorbire la maggior parte delle risorse: in media infatti, negli ultimi 5 anni, al canale multilaterale è stato destinato il 67,16% delle risorse e al canale bilaterale solo il 32,84%.
Ai 20 paesi definiti come prioritari nel documento di programmazione 2015-2017 della Cooperazione Italiana, lo scorso anno è stato destinato solo il 22,26% delle risorse a disposizione. Per contro ad alcuni paesi, come India, che non sono inseriti tra le priorità di intervento, vengono riservate quote consistenti. Ma soprattutto pesa moltissimo la cifra destinata a “paesi non specificati”, in cui rientrano le cifre per i rifugiati spese nei paesi donatori (come l’Italia). Situazione simile per gli ambiti tematici (es. in agricoltura, salute, istruzione) definiti come prioritari nelle linee di indirizzo ufficiali, a cui è andato in totale il 19,30% delle risorse.
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Giovedì 1 Dicembre 2016