Aid Transparency Index 2016: l’Italia ancora fanalino di coda nella trasparenza dell’aiuto
La nuova edizione dell’indice
di Publish What You Fund sulla trasparenza dell’aiuto rivela che solo il 25%
degli aiuti allo sviluppo è conforme agli standard di trasparenza
internazionali.
Nel 2011 i donatori di
tutto il mondo avevano promesso di pubblicare i dettagli dei loro progetti di
sviluppo seguendo uno standard comune, lo IATI (International Aid Transparency
Initiative). Nonostante i progressi nel corso degli ultimi cinque anni,
l'analisi di 46 donatori ha riscontrato che un gran numero di questi non sono
riusciti a mantenere l’impegno.
Eppure la trasparenza
degli aiuti è stata messa al centro del dibattito sullo sviluppo globale
soprattutto nell’ottica di raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibili
(SGDs), concordati lo scorso settembre 2015. Rupert Simons, CEO di PWYF, ha affermato
che "la rivoluzione dei dati non
sta raggiungendo i paesi più poveri del mondo; l’Indice di Trasparenza degli Aiuti
2016 mostra che solo 10 su 46 dei
donatori più grandi e più influenti del mondo ha fornito informazioni
sufficienti per consentire ai governi beneficiari di poter pianificare le
azioni future e ai cittadini di spingere i propri governi a rendere conto”.
L’analisi di Publish What You Fund ha individuato
dodici organismi poco trasparenti. Di questi, otto non forniscono alcuna informazione
al pubblico sui fondi spesi in aiuto in formato IATI. Inoltre, oltre sedici
Paesi non hanno ancora pubblicato dati sufficienti per soddisfare pienamente il
loro impegno di trasparenza, come concordato nel 2011.
L'elenco comprende alcuni
dei donatori più grandi del mondo, come l'Agenzia Statunitense per lo Sviluppo
Internazionale (USAID) e l’Agenzia di Cooperazione Internazionale Giapponese
(JICA). Anche il nostro Ministero degli
Esteri e della Cooperazione, Francia e Giappone mostrano una situazione
preoccupante: questi tre Pesi, infatti, non sono riusciti a soddisfare l’impegno
preso come membri G7, quello di fornire dati aperti, aggiornati e trasparenti nell’ambito
degli aiuti allo sviluppo.
La scheda dell’index dedicata al Ministero degli Esteri e
della Cooperazione dell’Italia non lascia scampo. Dall’analisi di Publish What You
Fund, risulta che:
- Gli sforzi di trasparenza da parte dell’Italia sono in
fase di stallo: il MAE, infatti, dal 2013 è bloccato nella
categoria di donatori “very poor” (quelli cioè che hanno il più basso livello
di trasparenza).
- L'Italia è l'unica nazione europea
inclusa nell'Indice che non si è neanche iscritta al Registro IATI e che
pubblica per lo più dati OECD DAC CRS rendendo difficile ottenere un quadro generale
delle sue attività.
- L'Italia non fornisce l'accesso a informazioni
aggiornate nel suo portale di open data.
- Su 28 indicatori di attività, soltanto 10
sono sempre pubblicati, 6 vengono pubblicati saltuariamente, mentre 12 non lo sono.
- Le informazioni di bilancio non sono presenti
né nella parte riguardante la descrizione dell’organizzazione né nei livelli di
attività.
Le raccomandazioni per il MAECI sono
quasi ovvie:
- Pubblicare tutti i dati in formato
IATI.
- Pubblicare informazioni più
complete a livello di attività, inserendole nel Registro IATI.
- Pubblicare i dati attualizzati sul
portale open data già esistente.
Scarica
l’Index 2016
Vedi la
scheda dedicata all’Italia
Giovedì 14 Aprile 2016