Aiuti allo sviluppo e trasparenza, un rapporto di ONE bacchetta ancora l’Italia
Questa volta a bacchettare l’Italia sulle promesse non mantenute in materia
di aiuti allo sviluppo è la ONG anglosassone ONE, fondata da Bono Vox. Nel Report del 2016 sugli aiuti allo sviluppo
realizzato da ONE si mette in evidenza come a livello internazionale l’emergenza
globale di rifugiati e migranti abbia creato scompensi e deviazioni nell’utilizzo
dei fondi nazionali ed internazionali destinati normalmente alla lotta contro
la povertà. L’analisi sul livello nazionale non è del tutto rosea: l’Italia
infatti sembra “lontana dal mantenere i suoi impegni internazionali circa gli Aiuti Pubblici allo Sviluppo (APS). E se è vero che sta svolgendo
un ruolo importante in Europa per far fronte alla crisi dei migranti,
tuttavia proprio per fronteggiare l’accoglienza ai rifugiati nel 2015 è stato
speso più di un quarto dei fondi destinati allo sviluppo”. L’annuncio
fatto da Renzi nel Luglio 2015 ad Addis Abeba -di diventare il quarto maggior
donatore del G7 entro il 2017- è ancora un orizzonte lontano.
Nel
rapporto si delinea come molti governi non abbiano mantenuto la parola riguardo agli
stanziamenti da destinare alle sfide umanitarie, nonostante l’adozione, ormai
un anno fa, degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals - SDGs, che
un anno fa hanno sostituito i Millennium Development Goals). “Per i Paesi che
fanno parte del DAC (Development
Assistance Committee), il Comitato di aiuto per lo sviluppo dell’Ocse, in media l’APS rappresenta solo lo 0,3% del reddito nazionale lordo.
Molto lontano l’obiettivo dello 0,7% fissato dalle Nazioni Unite. Lo scorso
anno solo sei Paesi l’hanno raggiunto: Danimarca, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia, Svezia e Regno Unito. E nonostante una risposta record agli
appelli umanitari (per i quali si stima che quest’anno servano 21,9 miliardi di
dollari), negli ultimi anni in media solo la metà delle richieste sono state
soddisfatte. Per l’anno in corso la percentuale è appena del 33%, nel 2015 è
stata del 55%, mentre nel 2010 era del 64%. Oltre 900 milioni di persone ancora
vivono in estrema povertà,
con meno di 1,90 dollari al giorno. L’86% dei rifugiati si trovano nei Paesi in
via di sviluppo, molti dei quali con una disponibilità inadeguata di servizi base”.
Secondo i dati del Report Data 2016 nel
2015 l’Italia ha aumentato l’ammontare degli Aiuti pubblici allo sviluppo per
il terzo anno consecutivo, portandoli allo 0,21%
del prodotto nazionale lordo. Nonostante il Belpaese sia ancora lontano
dall’obiettivo internazionale di destinare allo sviluppo lo 0,7% del pil, Renzi
si è posto l’obiettivo intermedio dello 0,3% entro il 2020 e di far diventare
l’Italia il quarto maggior donatore tra le nazioni del G7 entro maggio 2017 in
Sicilia: decisione simbolica quella del premier di ospitare il
vertice in Sicilia, primo punto di approdo per molti rifugiati che arrivano in
Europa”.
Per l’Italia, però,
nonostante nel 2015 gli aiuti ai Pvs siano aumentati del 10%, solo lo 0,05% del pil viene destinato al fondo
per gli aiuti pubblici, restando ancora molto lontani dall’impegno preso dall’Italia di destinare lo
0,15-0,2% ai Paesi più poveri.
Passi
in avanti sono necessari anche - e soprattutto - sotto il profilo della trasparenza: il Rapporto di ONE delinea infatti come
“il Ministero degli affari
esteri e della cooperazione internazionale risultati non soddisfacente per quanto riguarda la trasparenza,
rimanendo in fondo alla lista dell’Aid Transparency Index del 2016”. L’Italia, inoltre,
è l’unico Paese europeo incluso
nella lista a non pubblicare informazioni sul registro
dell’Iati (International Aid Transparency Initiative). Per
l’Italia, quindi, tanto lavoro da fare in termini di trasparenza e
accountability sia a livello nazionale che nei confronti del resto del mondo.
Lunedì 3 Ottobre 2016