Altro che ONG, sono le fondazioni politiche il vero buco nero della trasparenza
Negli ultimi 18 mesi di campagna anti-ONG uno degli argomenti più spesso sbandierati da politici e giornalisti è stato la presunta mancanza di trasparenza riguardo a bilanci e donatori delle organizzazioni, a partire da quelle che operano nel Mediterraneo in operazioni di ricerca e salvataggio di migranti. L’accusa è che chissà quale donatore occulto voglia finanziare l’invasione dell’Europa attraverso i cosiddetti taxi del mare.
Eppure molti di quei politici che si esercitano nel tiro a segno contro le ONG non sono così preoccupati della trasparenza quando si parla delle fondazioni politiche di cui fanno parte e che spesso amministrano direttamente.
Una galassia di Think tank, fondazioni e associazioni politiche mappate recentemente da Openpolis che dal 2015 ne monitora gli sviluppi. Nell’ultimo aggiornamento del rapporto «Cogito ergo sum», ne hanno censite 121 legate a cerniera a tutti i partiti politici e iper connesse tra loro. Oltre il 52% delle realtà nasce o come corrente di partito o come progetto di aggregazione politica. 17 sarebbero vicine al governo Conte, 18 alla Lega, 20 al Movimento 5 stelle, 21 al Partito democratico e 23 al centrodestra.
Avendo meno obblighi di trasparenza rispetto ai partiti, le informazioni disponibili su queste strutture non sono molte e mappare questo mondo risulta davvero complesso. Il primo problema riguarda la quantità̀, e la qualità̀, delle informazioni disponibili. Lo statuto costitutivo, documento centrale per stabilire obiettivi, forma giuridica e soci fondatori, è reso disponibile online solo dal 45% delle 101 strutture. Per la stragrande maggioranza quindi una serie di nozioni per la comprensione del fenomeno non sono disponibili.
Ma la cosa sorprendente è che solo 19 fondazioni pubblicano il proprio bilancio sul web (il 18,81%): Aspen Institute Italia, A/simmetrie, Associazione Casaleggio, Associazione Rousseau, Astrid, Centro studi politica internazionale, Fondazione Basso, Fondazione Change, Fondazione Di Vittorio (risalente al 2014), Fondazione Eyu, Fondazione Gramsci, Fondazione Nilde Iotti (risalente al 2014), Fondazione Open, Fondazione Sviluppo sostenibile, Human Foundation, Italia decide, Magna carta, P&R foundation e Symbola.
Negli ultimi anni queste realtà hanno fortemente influenzato la politica italiana e sfornato decine di ministri e sottosegretari. Già nel 2013 l’arrivo al governo di Enrico Letta coincise con una sfornata di ministri provenienti dalla fondazione VeDrò (dallo stesso premier ad Angelino Alfano, da Maurizio Lupi a Nunzia De Girolamo e Andrea Orlando). L’avvento del renzismo portò poi in auge la fondazione Open. Come si legge ancora nel sito, il «consiglio direttivo della fondazione, in carica fino all’approvazione del bilancio esercizio 2017, è composto da: Alberto Bianchi (presidente), Maria Elena Boschi (Segretario generale), Marco Carrai e Luca Lotti». Sempre in area dem c’è poi la fondazione Eyu, del tesoriere dem Francesco Bonifazi.
Oggi che il colore della politica è diventato gialloverde crescono i movimenti di numerose realtà legate a Lega e M5S. D’ufficio rientra nell’elenco l’associazione Gianroberto Casaleggio, che organizza la kermesse Sum di Ivrea giunta alla seconda edizione. Patron è Davide Casaleggio presidente anche dell’associazione Rousseau, che gestisce la piattaforma di voto del Movimento cinque stelle. Di quest’ultima fanno parte sia il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede sia il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano. Il M5s è poi vicino anche al Think Tank Group di Confapri e rilanciato dall’associazione Salviamo l’Italia. Del Think tank fanno parte Arturo Artom di area pentastellata e Massimo Colomban, ex assessore della Giunta Raggi. Nella lista originaria dei fondatori comparivano anche Vito Crimi, David Borrelli (che ha lasciato il M5s) ma anche Beppe Grillo, Gianroberto Casaleggio.
A intrattenere un legame stretto con l’esecutivo è anche la fondazione a/simmetrie fondata nel 2013 da Alberto Bagnai, eletto al Senato con la Lega e presidente della commissione Finanze a Palazzo Madama. Il focus è lo studio delle asimmetrie economiche con un forte accento critico nei confronti dell’Eurozona. Della fondazione fanno parte Paolo Savona, ministro agli Affari europei, Luciano Barra Caracciolo suo sottosegretario. Ma anche Claudio Borghi, presidente leghista della commissione Bilancio alla Camera. Ma attenzione: vicepresidente di a/simmetrie è Marcello Foa, indicato da Matteo Salvini con il placet di Luigi Di Maio alla presidenza Rai. Viene dal mondo delle fondazioni, in questo caso la Magna Carta di Gaetano Quagliariello, Luca Antonini eletto giudice della Corte costituzionale. Il che conferma, scrive Openpolis, «come queste strutture rappresentino un luogo centrale per affermarsi». In seconda battuta si trova l’Aspen Institute, di cui fanno parte il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesie ancora Savona, e la fondazione Iustus sempre con Savona - che fa parte di ben cinque associazioni o fondazioni politiche dietro solo a Giulio Tremonti a quota sei - e il ministro dell’Economia Giovanni Tria, presente anche nella fondazione Craxi. Tornando a Savona, il ministro è anche presidente onorario della fondazione Ugo La Malfa e nel consiglio scientifico dell‘Icsa del generale Leonardo Tricarico. Del Centro Studi Machiavelli, invece, fa parte il sottosegretario agli Esteri leghista Guglielmo Picchi.
Davanti a questa galassia nebulosa è davvero difficile tirare in ballo le ONG che per la loro natura giuridica (ONG e onlus) e modalità di finanziamento (mix di finanziamenti pubblici-privati) sono sottoposte a rigidi controlli e obbligate a rendere pubblici sul web i propri bilanci. Gli opendata raccolti da Open Cooperazione mostrano inoltre che il settore non governativo italiano sta facendo passi in avanti importanti (in modo volontario) sul sentiero della trasparenza. Il 72% delle organizzazioni dispone di un bilancio certificato da entità terze oltre che di un entità di controllo interno. Ulteriori miglioramenti sul fronte accountability si vedranno a breve con gli effetti della riforma del Terzo Settore che impone ulteriori innovazioni in materia di rendicontazione economica e sociale degli ETS.
Una realtà ben diversa dai soggetti giuridici come le Fondazioni di cui sopra, lasciati appositamente al buio di qualsiasi riforma. La necessità di introdurre maggiore trasparenza è stata sollevata anche dall'attuale Presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, che facendo riferimento alla corruzione politica ha fatto le seguenti dichiarazioni: “io credo che c’è un problema enorme che riguarda la politica. C’è un problema, per esempio che riguarda la trasparenza dei bilanci dei partiti, dei bilanci delle fondazioni che sono collegate ai partiti, dei meccanismi di finanziamento della politica. Quello che è emerso in mafia capitale è un elemento sul quale bisognerebbe riflettere dove un gruppo di soggetti legati anche alla criminalità organizzata era in grado di determinare le sorte di una serie di politici a destra ed a sinistra, quasi crescendoli come polli da batteria, attraverso meccanismi di finanziamento che erano assolutamente non trasparenti. Ma come si fa a pensare che le fondazioni che spesso sono le vecchie correnti dei partiti non debbano avere nessun tipo di bilancio?…”
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Lunedì 20 Agosto 2018