Dati OCSE sull’aiuto allo sviluppo: sempre più fondi restano nei paesi donatori

Dati OCSE sull’aiuto allo sviluppo: sempre più fondi restano nei paesi donatori

Pochi giorni fa l’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) ha pubblicato i dati sui fondi che nel 2016 sono stati destinati allo sviluppo. Queste pubblicazioni annuali ci mostrano e permettono di verificare come e quanto gli stati donatori e beneficiari collaborino in trasparenza e utilizzo dei fondi.
Nel complesso i fondi destinati all’APS (Aiuto Pubblico allo Sviluppo) nel 2016 sono cresciuti dell’8,9%, pari a oltre 142 miliardi di dollari. Questo aumento (osservato in 22 Paesi nel 2016) è però reso vano se consideriamo che a livello globale oltre il 10% delle risorse sono state utilizzate negli stessi Stati donatori per far fronte alle spese domestiche collegate alla crisi migratoria. I fondi ricevuti effettivamente dai Paesi partner sono scesi del 3,9% rispetto al 2015.

L’Italia conferma una crescita dell’APS, anche se resta però ancora lontana dall’obiettivo fissato al 0,7% del PIL di ogni Stato: se nel 2015 infatti erano stati utilizzati 4 miliardi, nel 2016 ne sono stati destinati 4,85 miliardi, con un aumento del 20% consentendoci di passare dallo 0,22% allo 0,26% del PIL destinato allo sviluppo.
Nonostante questi risultati positivi, l’Italia è tra i Paesi che hanno utilizzato la maggior parte delle risorse dell’APS (il 34% delle risorse, ovvero circa 1,66 miliardi nel 2016 - pari ad un aumento del 69% rispetto al 2015) per l’accoglienza dei rifugiati a livello nazionale anziché destinarli ai paesi partner.

A livello mondiale, però, la situazione fa riflettere: il 10,7% della popolazione vive in condizioni di povertà estrema e la disuguaglianza sta aumentando sempre più. Ed è in questo contesto che gli Stati dell’Unione Europea hanno confermato di essere lontani dal raggiungimento dell’obiettivo 0,7% del PIL destinato all’APS fissato per il 2020. Al 31 dicembre 2016, infatti, gli aiuti europei sono a quota 0,51%, e solo Danimarca, Lussemburgo, Svezia, Regno Unito e Germania hanno rispettato il loro impegno (i Paesi Bassi escono dalla top list per la prima volta dal 1974).



Martedì 18 Aprile 2017