La trasparenza in Italia messa a dura prova: il Foia sembra lontano
Il 28 settembre 2015 la Società Civile aveva
presentato una proposta di Legge affinchè venisse modificata la legge sul
Diritto di Accesso all’Informazione e perché anche in Italia ci fosse un FOIA
(Freedom of Information Act). Il 20
gennaio scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato (in via preliminare) la
bozza del decreto riguardante l’accesso ai dati e ai documenti delle pubbliche
amministrazioni. Questo è il decreto attuativo della Legge Madia di Riforma
della Pubblica Amministrazione (Legge n. 124/2015) che, secondo quanto detto
dai Rappresentanti del Governo, dovrebbe diventare successivamente il FOIA
italiano. Il testo, però, non è stato ancora pubblicato dal Governo.
I contenuti della bozza del decreto presentata al Consiglio dei Ministri sono stati
resi noti dalla stampa grazie alla pubblicazione di alcuni documenti interni. Il
decreto legge sono essere molto depotenziato rispetto a quello che il Ministro
Madia e il Presidente Renzi avevano lungamente promesso pubblicamente,
evidenziando la necessità impellente di una riforma sulla legge della
trasparenza.
Di fatto, però, nel ranking internazionale di accesso all’informazione siamo solo 97° su un totale di 103 Paesi. Ancora
peggiori sono i risultati dell’ultimo rapporto di Transparency International: nella lotta alla corruzione siamo penultimi in
Europa e 61° nel mondo. I dati non sono certo rassicuranti.
Un Foia permette a tutti i cittadini di informarsi
su quello che fanno i governi e le pubbliche amministrazioni, potendo così accedere
ai documenti e agli atti emessi. La situazione attuale della Legge, però, non
solo non migliora la situazione esistente, anzi, sembra addirittura peggiorarla.
Ad oggi, infatti, nell’art. 6 del nuovo decreto sono celate vie segrete per non
divulgare documenti e informazioni su società partecipate, spese dei politici e
tanto altro.
Inoltre, il nuovo decreto non rispetta i 10 punti irrinunciabili presentati dalla Società Civile nella proposta di
legge.
È molto deludente che dopo 16 anni dalla Legge 241
del 1990 l’Italia non abbia fatto passi avanti verso la trasparenza e sembri
non volerne fare, anche ora che ha l’opportunità.
Oltretutto, la sottolineatura di un accesso di serie A e uno di B (date le
numerose eccezioni secondo cui i cittadini non possono accedere ai documenti)
da alle amministrazioni la possibilità di utilizzare il potere discrezionale senza
limiti precisi.
Tutto ciò allontana ancora di più l’Italia dalla trasparenza e
dall’accesso promossi, sostenuti e supportati dagli standard internazionali.
Martedì 9 Febbraio 2016