Non solo estero, le ONG sempre più presenti in Italia nel contrasto alle nuove povertà
Navigano controvento ormai da alcuni anni, in acque spesso agitate dai conflitti, dalle emergenze umanitarie e ultimamente anche dalle campagne mediatiche diffamatorie come quelle legate ai salvataggi di
migranti nel Mediterraneo e al recente Qatar-gate. Sono le Organizzazioni
non governative italiane attive nella cooperazione allo sviluppo e dell’aiuto
umanitario che oggi presentano i loro dati di trasparenza del 2021
attraverso il portale Open Cooperazione, piattaforma opendata che raccoglie da
ormai otto anni i dati di trasparenza e accountability di oltre 200 tra le più importanti organizzazioni del settore.
I dati, inseriti volontariamente dalle
organizzazioni e aggregati da Open Cooperazione mostrano attraverso grafici e
info-grafiche un trend in costante crescita ormai da diversi anni. Anche nel
2021 le ONG italiane hanno messo a segno una crescita economica di 10 punti
percentuali, il valore economico raggiunge quota 1.167.617.111 euro.
Una crescita spinta in particolare dalle grandi organizzazioni che registrano rilevanti
incrementi delle entrate. È il caso di Save The Children che si conferma
la prima organizzazione con un bilancio di oltre 133 milioni (+7% rispetto al
2020), di Avsi che balza al secondo posto con un incremento di oltre 26%
(da 68 a oltre 92 milioni), di Emergency che cresce del 37% passando da
48 a 77 milioni e di WeWorld che supera i 44 milioni con una crescita
del 15%.
Faticano invece le organizzazioni
medio-piccole, da un’analisi dei bilanci delle entrate delle prime 50 ONG italiane
sugli ultimi 3 anni emerge che le organizzazioni in perdita sono quasi tutte di
dimensione media, ovvero collocate nella fascia tra 3 e 10 milioni di euro di
entrate. Le ONG che registrano i rialzi più evidenti sono nella fascia alta,
sopra i 30 milioni e per lo più si tratta di organizzazioni fortemente
impegnate nell’aiuto umanitario.
Resta stabile rispetto agli anni
precedenti la composizione delle entrate, per le ONG il rapporto tra fra fondi
pubblici e fondi privati si attesta rispettivamente a quota 60% e 40%.
I fondi pubblici alle ONG arrivano dai cosiddetti
finanziatori istituzionali, il 35% dall’Agenzia italiana per la Cooperazione
AICS e dal MAECI, un altro 35% dall’Unione Europea (UE+Echo), poco più del 17%
dagli enti territoriali attraverso la cooperazione decentrata e il restante 12%
da agenzie delle Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali.
I fondi privati, oltre a quelli derivanti dalle donazioni liberali
individuali, arrivano attraverso il canale fiscale del 5x1000 (31,9%), da
donazioni o partnership con le aziende (32,1%), dalla filantropia delle
Fondazioni (26,8%) e dalle chiese (9,2%).
In evoluzione invece
la geografia della cooperazione, un dato inedito rilevato da Open
Cooperazione mette in luce che il fronte di intervento più rilevante è divenuto
quello di casa nostra: è l’Italia il Paese dove viene messo in campo il
numero più alto di progetti. Sono 917 quelli realizzati nel 2021 da 70
organizzazioni. All’estero si conferma il
primato dei paesi africani: Mozambico, Etiopia, Uganda, Kenya, RD Congo,
Burkina Faso e Senegal restano i paesi dove le ONG realizzano più progetti.
Unici paesi non africani nella top 10 sono Libano e Siria. Educazione
e istruzione restano i temi predominanti dei progetti delle ONG, seguono
l’emergenza, l’aiuto umanitario e la salute.
“Non deve stupire l’attività delle ONG nei
territori del nostro paese - spiega il fondatore e curatore di Open
Cooperazione, Elias Gerovasi - si tratta di una tendenza ormai consolidata
e sicuramente in crescita dopo la pandemia. Sempre più organizzazioni si sono
attivate sul fronte delle nuove povertà che il Covid ha accentuato: povertà
educativa, alimentare e ultimamente anche energetica sono fenomeni molto
diffusi e non riguardano più solo determinate categorie svantaggiate. Anche i
dati Istat ci dicono che è in crescita importante il numero di persone che
hanno casa, lavoro e famiglia, ma che non arrivano a fine mese”.
A crescere però non è soltanto il
valore economico delle ONG, aumentano le risorse umane impiegate nel
settore in Italia e all’estero sfiorando quota 26 mila (4% in più del
2020) il 55% sono uomini e il 45% donne. Sono 4.120 gli operatori impiegati in
Italia (37% uomini e 63% donne) e 21.753 quelli all’estero (58% uomini e 42% donne),
di cui 2274 italiani espatriati, i cosiddetti cooperanti. A
questa community si aggiunge poi il preziosissimo contributo del
lavoro volontario. I volontari attivi e volontari in Servizio Civile che hanno
operato per le ONG nel 2021 raggiungono quota 44.784, in crescita di oltre 9000
unità rispetto all’anno precedente.
Dai dati emergono anche le
caratteristiche delle organizzazioni di cooperazione e aiuto umanitario
all’interno del più ampio mondo del Terzo Settore in evoluzione a seguito
della riforma. Quelle che siamo abituati a chiamare Onlus sono oggi in
realtà Enti del Terzo Settore (ETS), nello specifico la forma giuridica più
diffusa è quella di Associazione (67%), seguono le Organizzazioni di
Volontariato - OdV (12%) e le Fondazioni (10%). In crescita l’adesione delle
organizzazioni alle reti di rappresentanza del settore, il 34% delle ONG fa
parte di una rete e/o federazione, al primo posto in termini di adesioni c’è
AOI, L'Associazione delle organizzazioni
italiane di cooperazione e solidarietà internazionale, recentemente diventata
Rete Associativa nazionale previsto come proprio dal testo della riforma.
“Il mondo non profit della
solidarietà e cooperazione internazionale è composto da una pluralità di
Organizzazioni della Società Civile, oggi infatti più che ONG veniamo
denominate OSC in linea con quanto avviane a livello internazionale dove si usa
sempre più l’acronimo CSO (Civil Society Organisation) - spiega Silvia
Stilli, portavoce della AOI. Parliamo di organizzazioni nate nelle
parrocchie o nel mondo solidale associativo e cooperativo, nell’ambiente
universitario o sindacale, legate alle comunità territoriali e con una capacità
di coinvolgimento nelle proprie attività di giovani volontarie e volontari,
gruppi di famiglie, anche adottive, cittadine e cittadini, insegnanti, medici,
attiviste e attivisti sul tema della pace, dei diritti globali e dell’ambiente.
Per questo le ONG/OSC fanno parte della famiglia del Terzo Settore italiano,
dove si trovano da tempo a proprio agio e contribuiscono al raggiungimento
degli obiettivi dell’Agenda 2030 in Italia così come nei paesi del sud del
mondo”
Le ONG si confermano pioniere
in materia di accountability e trasparenza, otto anni dopo
l’avvio dell’esperienza di Open Cooperazione infatti continua ad aumentare la
propensione delle organizzazioni alla cosiddetta disclosure dei
dati anche grazie alle recenti Linee guida per la redazione del bilancio
sociale degli enti del Terzo settore adottate dal Ministero del lavoro e
delle politiche sociali alle quali Open cooperazione si è recentemente
allineato.
Negli ultimi cinque anni è
cresciuto di un ulteriore 8% il numero di organizzazioni che sottopongono il
loro bilancio economico ad una certificazione esterna operata
da auditor di revisione indipendente. Oggi il 92% delle ONG con entrate
superiori a 1 milione di euro ha un bilancio certificato.
Scopri i dati aggregati 2021
Scopri i trend 2019-2021
Scorpi le Top 10 delle organizzazioni
Lunedì 9 Gennaio 2023